La Sposa Cadavere Reloaded

Solo un attento osservatore avrebbe potuto notare quella ruga tra gli occhi di Anna, una sfumatura che nascondeva i suoi pensieri.

Gli osservatori più distratti, e quindi praticamente la totalità dei presenti, vedevano solamente una graziosa ragazza mora, con gli occhi grandi, fasciata in un sobrio abito nuziale color panna, che si stagliava slanciata sull’altare del Duomo di Verona, davanti alla cappella maggiore del Sanmicheli. Una bella sposa come tante, al fianco del suo futuro marito, dinnanzi al sacerdote che li stava per unire in matrimonio.

Ma Anna, aldilà di quello che potevano scorgere superficialmente gli osservatori distratti, in quel preciso momento stava pensando.

Dunque quella adesso doveva essere la sua vita? Per sempre insieme a Vittorio? Proprio per sempre? E tutte quelle serate con le amiche? E le sigarette fumate da sola in collina, in quel posto buio che conosceva forse solo lei, da cui guardava la città illuminata che, chissà perché, le ricordava Los Angeles? E il tempo passato a credere di poter cambiare il mondo, anche poco, ma almeno un po’?

E i sogni dell’adolescenza? Sono tutti racchiusi nell’amore per Vittorio? Nei figli che farà con lui? Nelle gite sul lago con la carrozzina la domenica pomeriggio? Nei commenti con le altre madri? Nella pizza del sabato sera con le altre coppie?

Vittorio da tre anni è sempre stato il suo pilastro, il suo compagno e il suo rifugio, ma questa è veramente tutta la sua vita? E’ tutta qua la vita?

La ruga tra gli occhi di Anna nascondeva un ultimo pensiero: oggi sto cominciando a vivere veramente oppure sto cominciando a morire lentamente?

“Vuoi tu Anna Speri prendere il qui presente Vittorio Sallusti come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e di onorarlo tutti i giorni della tua vita?”

“Sì, lo voglio.”

 

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Alberto Fezzi