Il sentiero luminoso che porta al cesso

Claudia ha il volto pallido alle quattro di mattina.

Questo è da quattro giorni consecutivi il suo orario di sveglia, e da quattro anni è la sua vita, peggio di un minatore che fa gli straordinari.

Da quattro anni è di stanza a Malpensa, ma una hostess, comunque, rischia di non vedere mai né la città da dove parte né quella in cui arriva, perché in un modo o nell’altro se ne va sempre da tutte e due.

Claudia si sveglia prestissimo, con l’alito vischioso, e deve infilare il suo corpo da modella in una ridicola divisa rossa e blu, una mezza via tra il tailleur di una segretaria bigotta e il costume di un supereroe. Deve costringere le gambe lunghe e sinuose in quelle calze di cemento che preservano le vene spossate dalla pressione dell’alta quota; il viso stanco e rovinato dai voli lo nasconde dietro a un trucco di cemento; il suo sorriso delicato per fortuna resta, non ha bisogno di artifici, ma nel complesso di quel maquillage sembra il ghigno di Joker.

Guardatele bene, le hostess: appaiono eleganti, belle e sorridenti, ma dietro la maschera e le calze contenitive portano il peso di una vita al limite, fatta di nuvole che non sono sogni, ma sono l’unico luogo che frequentano.

Sempre senza avere una vera meta e una vera casa, e contemporaneamente avendo come meta e come casa qualsiasi posto in cui vadano.

Claudia spiega svogliata come allacciarsi le cinture e dove sono le uscite di emergenza, ad un pubblico di persone che leggono il giornale ostentando disinteresse, persone che le guardano le gambe o guardano fuori dal finestrino, persone che miracolosamente si addormentano appena toccano il sedile, e bambini che piangono, a prescindere e comunque sia, qualunque cosa succeda, piangono.

Claudia dà dunque spiegazioni di cui nessuno ascolta un bel fico secco, e d’altronde lei stessa si rende conto di dire vuote frasi fatte, come quella di seguire, in caso di emergenza, il sentiero luminoso che conduce alle uscite di emergenza: cosa diavolo sarà mai questo sentiero luminoso? Compare San Pietro con le pedule e indica ai passeggeri terrorizzati il modo più veloce per uscire? Oppure, magicamente, il corridoio centrale, ammantato di una luce brillante, si lastrica di grossi funghi e freschi ruscelli che portano agli scivoli gonfiabili, o addirittura alla vita eterna? O solamente al cesso? 

Anche perché, poi, se durante il volo c’è qualche seria turbolenza, Claudia deve correre a rispiegare tutto ad ogni singolo passeggero in preda al panico, e allora quello che prima ostentava tranquillità comincia a sudare come un maiale prima del macello, quello che le guardava le gambe adesso le chiede salvezza, e non cosce, quello che dormiva si sveglia di soprassalto e si guarda intorno con gli occhi sbarrati come se si trovasse nel bel mezzo di un esperimento nucleare; ecco, i bambini, in fin dei conti, sono gli unici a non cambiare atteggiamento: piangevano prima e continuano a piangere anche adesso, magari solo un po’ più forte, riescono a farsi sentire dai gabbiani e dai delfini, giusto per dare il loro sonoro contributo all’aumento della tensione nell’aereo.

Ma anche quando il volo procede tranquillo, Claudia deve ostentare il sorriso del Jolly per un’infinità di cazzate: il tovagliolo, l’acqua, il caffè un po’ più caldo, il caffè un po’ più freddo, il bambino vorrebbe una caramella, il bambino vorrebbe un po’ di Coca Cola, il bambino vorrebbe vedere la cabina di pilotaggio (e se invece il bambino lo scuoiassimo, che dice signora? Così, tanto per provare: vediamo se senza la cute il bambino continua a fare tutte queste domande), posso andare in bagno in fase di decollo? (e insomma non riesci proprio a tenertela questi due minuti …Che poi se pisci decollando, te la fai tutta sul maglione), c’è il menù vegetariano? (no, solo bue muschiato), mi darebbe un altro vassoio? (hai deciso di bissare il pranzo di Natale sull’aereo?), avrebbe una coperta? (va bene, poi ti porto anche un camino e un televisore al plasma, e ci guardiamo un dvd abbracciati).

Claudia non può nemmeno amare. Ogni sua relazione è fatta di continui arrivi e continue partenze, di continui strappi, di continue fughe, di perdersi e ritrovarsi. Ogni sua relazione è come una persona sana che poi si ammala, arriva vicino alla morte, poi si riprende, poi guarisce, poi si ammala di nuovo. E il cuore delle hostess, in fondo, è un cuore stanco.

Per la verità, lei ha messo un velo sui propri sentimenti e si è abituata. Anzi, si è assuefatta, perché la sua vita è una droga. Claudia non riesce a fare a meno di cercare ogni giorno il cielo: è l’unica cosa che conosce, grande come tutto quello che ha dentro.

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Commenti: 16
  • #1

    Alessia (domenica, 09 novembre 2014 14:18)

    Siamo noi

  • #2

    Elisabetta (lunedì, 10 novembre 2014 08:47)

    Sottoscrivo tutto...considera che io questa vita la faccio da 25 anni, non da 4...

  • #3

    Nicola (lunedì, 10 novembre 2014 10:39)

    Amo le hostess! Grazie hostess!!

  • #4

    Moy (lunedì, 10 novembre 2014 14:06)

    sono in mobilità, prima cassa integrazione... Ora ho una vita a dire degli altri normale... Ma io guardo sempre il cielo...

  • #5

    baby (lunedì, 10 novembre 2014 14:12)

    Tutto vero...tranne che per relazioni sentimentali...Molte hostess sono mogli e mamme....ma in questo paese , non essendo parte di alcuna categoria, le hostess possono fare le mamme solo se non prendono troppi congedi per stare con il proprio bimbo/a...o viceversa non fanno le hostess e rimangono senza lavoro per fare le mamme e passare del tempo con il proprio bimbo/a.
    Che amarezza!!

  • #6

    Manu-El (lunedì, 10 novembre 2014 15:11)

    Non solo i pax ti guardano le cosce, ma anche i colleghi quando ti appresti su per il crew bunk ;)

  • #7

    AD (lunedì, 10 novembre 2014 18:41)

    Il mio cuore è così stanco...

  • #8

    Alberto F. (lunedì, 10 novembre 2014 23:28)

    A mio modo era un omaggio, a tutte le hostess in generale e a una in particolare. Grazie a tutti voi per averlo letto!

  • #9

    Cristina (martedì, 11 novembre 2014 00:27)

    Quasi 30 in volo..... Il mestiere più brutto del mondo, se nascessi nuovamente lo rifarei sicuramente!!!!!!

  • #10

    Stefania (martedì, 11 novembre 2014 00:45)

    Proprio così

  • #11

    Nicoletta (martedì, 11 novembre 2014 08:33)

    Mi fa tanto pensare ad una cara persona che conosco, proprio così.....dolce e forte allo stesso tempo.

  • #12

    Francesco (martedì, 11 novembre 2014 09:22)

    Ora, considerando la piega che sta prendendo il trasporto aereo, le hostess sono diventate come delle cameriere che provano a rifilare di tutto e di più ai passeggeri. E gli stessi passeggeri non sanno che, in realtà, sono delle figure chiave per la sicurezza di un volo...

  • #13

    Marco (martedì, 11 novembre 2014 11:26)

    Sembra l'elogio della mediocrità questo scritto. Fate questo discorso a un infermiere di pronto soccorso o a una operaia... Intendiamoci, sarà SICURAMENTE pesante il lavoro della Hostess, ma non di più di qualunque altro. (Tra le altre cose, l'indennità di volo la percepiscono ancora??).
    Quindi non meravigliamoci... E' un lavoro punto e basta...
    (O forse si sentono frustrate perchè belle sono belle, molto - ma chissene frega - e non vengono pagate come modelle?) Ovviamente l'ultima è una mera provocazione fine a se stessa...

  • #14

    chiara (mercoledì, 12 novembre 2014 09:18)

    grazie Alberto.

  • #15

    Alberto (mercoledì, 12 novembre 2014 21:29)

    Prego Chiara...

  • #16

    Laura (sabato, 12 novembre 2016 11:27)

    Ho volato molto come passeggera avendo lavorato per una compagnia aerea....il lavoro di hostess e Stuart è molto delicato perché devi sorridere sempre anche se sei triste, gentile con tutti anche con i cafoni e non hai nemmeno il tempo per visitare le città che ti piacerebbe vedere! È un lavoro che è stato scelto con passione ed amore....stancante come tutti i lavori svolti con professionalità e dedizione.

Alberto Fezzi