Il mero tuziorismo

 

Gli avvocati parlano in modo strano.

Non mi riferisco tanto al latinorum di manzoniana memoria del nostro collega Azzeccagarbugli, anche se con le locuzioni latine noi ci faremmo volentieri la doccia (adfines inter se non sunt adfines, ad impossibilia nemo tenetur, nemo plus iuris in alium transferre potest quam ipse habet, tamquam non esset, ex collatione agrorum, obligatio propter rem, per facta concludentia, e così via), quanto piuttosto a una nicchia di linguaggio, dai connotati giuridici barocchi, ossequiosi e affettati, con la quale ci esprimiamo.

Se ad esempio un avvocato scrive una lettera per conto del proprio cliente, con la quale diffida il vicino di casa dal suonare il pianoforte alle due del pomeriggio o a mezzanotte, non scriverà mai una semplice missiva di questo tenore:

Egregio Signor Tizio,

Per conto del Signor Caio, suo vicino, la diffido formalmente dal suonare il pianoforte alle due del pomeriggio e dopo le dieci di sera. In caso contrario, il Signor Caio si attiverà per farla smettere e chiederle i danni.

Cordiali saluti.

Avv. Alberto Fezzi

Questa lettera è troppo lineare e sciatta, e nel contempo così poco arzigogolata e così poco pomposa, da non evidenziare affatto lo status di avvocato di colui che l’ha redatta.

Un avvocato che si rispetti, anche se nella vita di tutti i giorni parla in dialetto strettissimo e infarcisce i discorsi di parolacce tremebonde, o durante gli studi ha avuto una propensione a scrivere in italiano corretto pari a quella di un cavernicolo, ebbene costui, assuefattosi al linguaggio tipico di uno studio legale fin dal primo giorno in cui vi ha messo piede, scriverà senza dubbio così:

Pregiatissimo Signor Tizio,

Scrivo la presente a nome e per conto del Sig. Caio, proprietario dell’appartamento soprastante il suo ed entrambi facenti parte del Condominio “Le Primule”, per esporLe quanto segue.

Il Sig. Caio mi riferisce che Lei, più giorni alla settimana, è solito suonare uno strumento a corde e tastiera (molto probabilmente un pianoforte, ma non escludesi l’utilizzo da parte Sua anche di un clavicordo e/o di un clavicembalo), in orari cui un tale comportamento, ai sensi dell’art. 9 del Regolamento Condominiale del summenzionato condominio “Le Primule”, è da ritenersi sicuramente vietato. In particolare, tale norma regolamentare impedisce il compimento di attività che possano disturbare la quiete condominiale durante le ore del riposo, indicate esplicitamente tra le 13.00 e le 15.00 e dopo le 22.00.

Orbene, il sig. Caio mi riferisce che Lei sarebbe solito suonare il sopraccitato strumento musicale alle ore 14.00 e alle ore 23.00, recando quindi grave disturbo al mio cliente e alla sua famiglia a causa delle caratteristiche stesse

del suono emesso dallo strumento de quo.

Per mero tuziorismo, è giusto il caso di sottolineare che il fatto che sino ad ora il Sig. Caio non Le abbia contestato alcunché di quanto appena esposto, non è da considerarsi come accettazione e/o riconoscimento di alcunché, bensì solo come apprezzabile tentativo di pacifica convivenza condominiale, ora ricondotto a formale e legittima contestazione.

Tanto premesso, il Sig. Caio, mio tramite, con la presente intende diffidarLa, come in effetti La diffida, dal proseguire nel sopraccitato illegittimo comportamento.

Nel caso in cui Lei dovesse invece proseguire nella violazione delle norme condominiali, il Sig. Caio si riserva di adire l’Autorità Giudiziaria senza ulteriore preavviso.

Si resta in attesa di cortese riscontro, e si porgono distinti saluti.

Avv. Alberto Fezzi

Ecco, un vero avvocato scriverebbe così.

Un trionfo di kitsch, di sinuosità letterarie, di specificazioni ridondanti e, se vogliamo, anche di ipocrisia, perché il “pregiatissimo” è rivolto a una persona che per il cliente signor Caio è in realtà un molesto massacratore di

pianoforti (e della pazienza dei vicini), perché tutte le maiuscole che ne infiocchettano il pronome si rivolgono al medesimo inviso massacratore, perché “l’apprezzabile tentativo di pacifica convivenza” è stato in realtà condito da irriferibili bestemmie rivolte ancora una volta al massacratore, e perché l’avvocato sa benissimo che a una simile lettera il sig. Tizio, almeno di primo acchito, non sarà propenso e rispondere con un “cortese riscontro”, bensì con uno scortese vaffanculo.

Comunque, il rischio vero di questo modo di esprimersi risiede nel fatto che per alcuni avvocati, in particolar

modo per coloro che, ammaliati dalla professione, si riservano pochissimi spazi di ristoro al di fuori di essa, un tale linguaggio non venga circoscritto alle lettere o agli atti che redigono, ma si estenda pericolosamente agli aspetti della vita privata.

Sono avvocati che magari incontri in ambienti non lavorativi, ad esempio al bar, e ti fanno una battutina infilandoci dentro qualche stranezza linguistica da legulei come: «Eh sì, ho fatto così per mero tuziorismo! Ah ah ah!».

A quel punto si fa presto a immaginarli a casa propria che, seduti sul water, urlano alla moglie: «Cara arrivo subito,

solo un minuto! Per mero tuziorismo mi faccio un bidet!».

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Commenti: 2
  • #1

    giovanna.mazzoleni@gmai.coml (lunedì, 20 luglio 2015 11:32)

    Quale procuratore generale di mio figlio ho firmato un mandato ad un avvocato per rappresentarlo ,controparte mi chiama in giudizio per "tuziorismo" e' lecito?,chi mi paga le spese legali?

  • #2

    Alberto (lunedì, 20 luglio 2015 23:19)

    Bisognerebbe vedere l'atto, ma ci penserà il suo avvocato...Ehi, ma questo è un pezzo divertente! Io qui non lavoro!

Alberto Fezzi