The Peppinazzo Show / Part I

Le Peppinazzo ci stanno già aspettando davanti al ristorante.

Il Matto aveva detto che le Peppinazzo, cito testualmente, “hanno il loro stile”.

Ora, vedendole, io non so di preciso a che stile si riferisse. Forse Stile Libero. O, più probabilmente, Rana.

Antinisca Peppinazzo, la madre, ha circa cinquant’anni, i capelli raccolti in una ridicola banana alla Elvis Presley, nerissima, intinta nella pece, ed un make-up presumibilmente steso con un pennello Cinghiale. Indossa un bustino di pelle nera con cui si strizza il seno fino al rischio di cancro alla mammella, e una minigonna di pelle altrettanto nera con cui si fascia gli abbondanti fianchi fino al rischio di frattura del femore. Poi calze a rete ed un tacco di circa quindici centimetri che la fa emergere a stento dalle secche del suo metro e cinquanta. Ovviamente, vestita di pelle ad agosto, sta già sudando copiosamente ed il trucco sta cominciando a slittare fuori sede.

Maddalena Peppinazzo, la figlia, è sui venticinque e, con i suoi capelli biondo accecante-quasi bianco, vicina alla madre ricorda una partita di dama. La faccia tonda, lo stesso trucco sobrio della mamma, ed un abito da sera color carne, in cui si intravede tutto: la biancheria intima, le forme abbondanti e talora straripanti, le ossa e gli organi interni. Sta fumando con impegno distratto una sigaretta lunga e sottile, nel contempo rimirandosi le elaboratissime unghie.

Maddalena è quel tipo di ragazza che, pur avendo venticinque anni, si acconcia in modo tale da dimostrarne quarantasei, quasi a voler saltare i vent’anni che stanno di mezzo, fatti di scarpe da ginnastica, jeans e leggerezza.

Ci sono varie ragazze, come Maddalena, che passano dai venti ai quaranta in un lampo e senza neanche accorgersene: prima litigavano ferocemente con le madri e poi, tutto d’un tratto, si vestono come loro.

E’ inutile che vi dica che a me queste ragazze non piacciono affatto. La serata inizia alla grande.

“Ciao Anti!” esordisce Matteo detto Il Matto, dimostrando una sospetta consuetudine con la signora Peppinazzo.

Ed infatti, nell’abbracciarla, le posa, senza tanti sospetti, una mano sul sedere.

Anti, la chiama: dopo averla vista attentamente, direi che potrebbe anche stare per Antidonna.

Mentre Matteo e Antidonna si strusciano, io mi presento a Maddalena in modo piuttosto imbarazzato.

“Piacere, Alberto” le dico porgendole la mano.

“Piacere, Maddalena.”

Butta via la sigaretta, mi prende la mano, mi tira a sé e mi dà tre baci alternati sulle guance, come nella vecchia U.R.S.S. Altro tipico gesto sostenuto da quarantenne precoce.

Quand’è che dagli usuali due baci, pari al numero delle guance, si è passati a tre? Fra qualche anno diventeranno sette?

“Matteo mi ha parlato di te.”

“Ah sì? E cosa ti ha detto?”

“Che avevi bisogno di uscire un po’, perché altrimenti te ne stai a casa a pensare continuamente alla ragazza che ti ha lasciato.”

“Però, direi che non ha tralasciato proprio nulla. Comunque sì, diciamo che più o meno è così.”

“Benissimo. Perché anch’io sono stata lasciata da poco dal mio ragazzo. Probabilmente lo conosci: Devis Bortolòn.”

“Scusa, ma non so chi sia.”

“Ma dai! E’ stato il capocannoniere del campionato di calcio dilettanti!” ribatte lei scandalizzata, come se avessi appena detto di non sapere chi è Gandhi.

“Il fatto è che non seguo molto il campionato di calcio dilettanti …”

Dall’espressione che mi rimanda, non credo che colga l’ironia sottesa.

“Va beh, comunque mi ha mollata e quindi non ci importa più. Pensa che adesso sta con una commessa di Intimissimi.”

Esiste un sottobosco umano di cui non ci rendiamo nemmeno conto.

“E tu che lavoro fai?” le chiedo.

“Ricostruisco unghie.”

Alla risposta, mi viene subito in mente mio padre quando si schiaccia un dito nella porta e l’unghia gli diventa nera, e penso a lei che ricostruisce quella roba lì.

“Ah. Interessante” rispondo, non sapendo bene cosa si debba dire ad una ragazza che ricostruisce le unghie (“Splendido! Ho sempre sognato anch’io di farlo!”, “Wow! Chissà quante cose pazzesche ti succedono al lavoro!”, “Non ci sono più le unghie di una volta …”).

Per fortuna vedo il Matto e Antidonna che entrano nel ristorante facendoci cenno di seguirli, perché altrimenti da questa conversazione, fra capocannonieri dilettanti, commesse di Intimissimi e unghie nere, non ne esco più.

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Alberto Fezzi