The Peppinazzo Show / Capitolo Finale

All’uscita dal bagno, se già quello che era appena successo all’interno non fosse stato abbastanza, mi trovo di fronte al grottesco fattosi carne e disceso in questo ristorante.

In un angolo del locale ci sono Matteo ed Antinisca davanti all’asta di un microfono, entrambi smodatamente ridanciani ed aggrappati alla suddetta asta per sorreggersi dagli scossoni alcolici che flagellano il loro organo dell’equilibrio. Vicino a loro, un uomo armeggia con un mixer; di fronte a loro un televisore al plasma; alle loro spalle, appeso al muro, un inquietante cartello che prima non avevo notato: “STASERA KARAOKE”.

Prima ancora che possa reperire una coperta e la possa sbattere sui due aspiranti cantanti come andassero a fuoco, al fine di evitare l’Orrendo che capisco essere in divenire, ecco che dalle casse poste ai lati del mixer parte

una base soffusa, vagamente misteriosa, ed a fugare ogni mistero però ci pensa l’annosa voce di Tiziano Ferro che annuncia: “Perdono …”. O meglio (o peggio): “Xdono …”

Poi è il disastro.

Matteo comincia con i tipici gorgheggi di Tiziano: “UUUuuuUUUuuuUUudiaAhAhAhAH …”

Poi attacca, stonatissimo e fuori tempo: “Xdono, sì quel che fatto è fatto però io chiedo …”

E qui interviene anche Antinisca, strillando come il clacson di una Smart: “… scusa!”

Matteo: “Regalami un sorriso io ti porgo una …”

Insieme: “… rosa!”

Matteo: “Su questa amicizia nuova pace si …”

Insieme: “… posa!”

Matteo: “Perché so come sono infatti chiedo…”

Insieme: “… Xdono!”

Assistendo basito a questo scempio musicale, temo seriamente che da un momento all’altro possa irrompere nel ristorante la salma di Johann Sebastian Bach per sodomizzarci tutti con ferocia.

Vorrei autoinghiottirmi e scomparire, anche perché quei due disperati sono venuti con me. Le altre persone presenti nel ristorante ci hanno visti assieme, potrebbero sfogare la loro più che giustificata necessità di rivalsa sul

sottoscritto. Vorrei rinnegarli ad alta voce, fino a che il gallo non canti tre volte.  Non mi resta che riprendere per mano Maddalena e riportarla in bagno. Ho cambiato idea: preferisco baciarle il pancreas.


In qualche modo, tra balorda passione nei bagni, bordate di fischi da parte del pubblico del locale alla impresentabile coppia del karaoke, qualche giro di passito di Pantelleria giusto per tenere ben saldo il livello di

sbornia, siamo poi riusciti a portare a termine questa perigliosa serata.

Fuori dal locale Matteo mi ha ammiccato con una faccia liquida deformata dal vino, facendomi capire che se ne sarebbe andato via da solo con Antinisca, e non voglio nemmeno immaginare dove e soprattutto a fare cosa (mi vengono in mente solo accoppiamenti zoologici), e dunque sono rimasto da solo con Maddalena.

Ora siamo sotto casa sua. Tuttavia, a differenza del mio amico matto, io non ho alcuna voglia di fare più alcunché con Maddalena, se non spedirla a letto (da sola) con la velocità di una mail urgente, di quelle che hanno a fianco il punto esclamativo rosso.  Lei però tentenna.

“Sei sicuro che non vuoi salire?”

“No grazie, domani devo alzarmi presto.”

Domani è il 14 agosto, non devo affatto alzarmi presto. Mi alzerò alle undici e mezza, se proprio ho voglia di vedere l’alba.

“Peccato. Comunque se vuoi comunque una di queste sere usciamo assieme, io sono libera martedì.”

“Martedì non posso. C’è Doctor House.”

“Ah.”

Resta un po’ interdetta, vorrebbe capire se sto scherzando o meno. Io la fisso serio, affinché non possa fraintendere. E non dico nulla, non rilancio.

“Un’altra sera?” riprova lei.

“Vedo cosa c’è in televisione e ti faccio sapere.”

Si rabbuia.

“Va beh, buonanotte” risponde vagamente offesa (perché donne come Maddalena non hanno il carattere tale da offendersi veramente). Mi dà un bacio sulla guancia e si dirige verso il portone.

“Buonanotte” rispondo io, e sto bene così.

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Alberto Fezzi