Esegesi della poetica di Max Pezzali, alle due di notte, davanti a una piadineria

“Io l’ho presa con la pasta di kamut”, dico.

Lei mi guarda storta.

“Alle due di notte, la digerisco meglio”, cerco di giustificarmi.

“Forse la pasta di cane la digerirai meglio, ma credo che il problema di quella piadina siano lo speck, la scamorza e i peperoni che ci hai fatto mettere dentro, quelli non so se li digerirai così facilmente.”

“Sedetevi qua con me”, interviene l’altro. “Guardate il passaggio delle due: dove va questa gente? Cammina per la città vuota, sgomberando i pensieri, per non pensare al vuoto che ha dentro? Come hai scritto nel tuo libro?”, chiede rivolgendosi a me.

“Può essere. Anche se a me, questi, sembrano solamente sbronzi”, rispondo osservando un tizio che percorre la via descrivendo degli 8.

“Quella storia del vuoto c’è anche in Cumuli degli 883, hai presente?” dice lui. E inizia proprio a cantare: “Cumuli di

roba e di spade, per riempire il vuoto dentro di noi…”

“…cumuli di cazzi tuoi”, chiudo il coro io.

“Avete problemi gravi?”, ci chiede lei.

“Che pezzo hai tirato fuori?! Cumuli... Un album incredibile, Nord Sud Ovest Est. Lo conoscono tutti.”

“Io no”, dice lei.

“Sì, ma tu non conosci nemmeno Guerre Stellari”, ribatto, e lei ritorna mesta alla sua piadina.

“Che altre canzoni c’erano?”, mi chiede l’altro.

“C’era Sei un mito, Nella notte, Pappagallo, Rotta per casa di Dio, Weekend…”

“Cazzo Weekend! Altro pezzo fantastico, la malinconia della domenica sera.”

“Piccolissime fette di quotidiano, analizzate scientificamente.”

“E poi c’era anche Come mai.”

“Vabbè, un classico. E Non me la menare?”

“Primo album.”

Con un deca?”

“Anche. Lì erano ancora un po’ grezzi, l’album della consapevolezza è stato Nord Sud Ovest Est. Come What’s

the story morning glory per gli Oasis.”

(e qui Noel Gallagher è caduto dal letto)

“La stessa Nord Sud Ovest Est sembra che parli della ricerca di una donna, ma in fondo parla della ricerca di sé stessi. E forse quel che cerco neanche c’è.”

“E quello che ballava?”, ci riprova lei, rialzandosi dalla piadina.

“Mauro Repetto. In effetti da quando è uscito lui non è più stata la stessa cosa”, riflette l’altro. “Cioè, è vero che è sempre stato Max a comporre il grosso delle canzoni, e poi a cantarle tutte, ma da quando è andato via Mauro Repetto si è persa la magia. Pensiamoci: che altri pezzi veramente belli ha fatto dopo Max? Nessun rimpianto, forse…”

“O Gli anni”, dico io.

Gli anni, giusto. E poi?”

L’ultimo bicchiere?”

“No, quella è di Nikki.”

“Sì, ma l’ha scritta Max. Alla fine entra pure a cantare. Grande pezzo sulla rottura di balle dei discorsi triti e ritriti da imbastire per conoscere una ragazza.”

“Ok, ma io intendo canzoni proprio sue, dei suoi album. Da La donna, il sogno e il grande incubo in poi.”

“C’era Se tornerai, quella sulla droga.”

“Sì, quella è molto bella. Poi poche altre, credo.”

“Sì, credo anch’io.”

“Secondo voi è normale che alle due di notte noi siamo qui seduti a parlare di Max Pezzali?”, ritorna alla carica lei.

“E’ una piccola discussione sul nostro vissuto, è proprio quello che Max vorrebbe”, replico.

“E Mauro Repetto dov’è adesso?”, chiede l’altro.

“Fa il pupazzo a Disneyland Paris.”

“Si è proprio persa la magia, eh?”

“Già.”

Ci alziamo, buttiamo i tovaglioli nel cestino, e, camminando nel buio della città vuota, ce ne torniamo a casa.

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Alberto Fezzi