No!

Ci siamo, ancora una volta. Il mio editore futurista Francesco Giubilei mi ha comunicato che, incredibilmente, pubblicherà anche il mio prossimo libro, intitolato "No!" (ho scelto questo titolo innanzitutto per rispondere a tutti quelli che in questi mesi me lo stanno chiedendo: "Puoi almeno dirmi il titolo?" "No!". Ah ah, che risate).

Da inedito, il libro è arrivato in finale al Torneo Letterario Io Scrittore 2017, quindi probabilmente non fa così schifo. Per i miei sette lettori più affezionati qui sotto trovate la trama e un estratto. Con il libro vero e proprio ci vediamo, verosimilmente, a fine anno. I love you.

 

9 giugno 1998: primo giorno.

13 giugno 2003: secondo giorno.

10 ottobre 2009: terzo giorno.

3 luglio 2013: quarto giorno.

7 settembre 2015: quinto giorno.

Può una grande storia d’amore durare solo cinque giorni?

E’ quello che si chiede la protagonista, Chiara Sogni, nome da predestinata, ed è quello che si chiede il suo “antagonista”, Edoardo Spencer, nome da principe, non troppo azzurro.

Proprio come in una favola, intrisa di ironia, dolcezza e poesia, Chiara e Edoardo si troveranno e si rincorreranno per tutta una vita, lasciandoci a curiosare divertiti nelle loro stravaganti vicende sentimentali, ma, in un gioco di specchi, facendoci anche riflettere sulle nostre.

Sarà solo il finale, a sciogliere ogni dubbio con la forza di uno schiaffo.

 

Una volta rientrata a casa, la ragazza si rifugiò in camera e si ritrovò nuovamente alla scrivania, con il pigiama addosso e le trecce ancora da disfare. La camera da letto traboccava di oggetti, perché le era sempre piaciuto conservare, e poi sparpagliare, di tutto: vecchie bambole della precedente infanzia, fiori appassiti, fiori finti, vestiti, penne, quaderni, libri, disegni, dischi e cd. Ma in quel momento, osservava il muro di post-it che tappezzavano la parete davanti alla scrivania: stava ripensando a quella giornata, al saliscendi di emozioni, ancora con la necessità di scrivere una frase che potesse racchiuderle tutte. Stava pensando alle scuole medie finite, a quanto era stato duro in alcuni momenti essere ancora una bambina, a quanto era stato difficile non essere considerata in modo preciso e definito, e a quanto si preannunciava disastroso o bellissimo crescere. E poi, ovviamente, pensava a Edoardo, comparso dal nulla e scomparso con un abbraccio imbarazzato al momento dei saluti. Nello sgabuzzino buio, grazie a lui, grazie alle sue parole e ai suoi gesti semplici, si era sentita contemporaneamente una bambina e una ragazza. Avrebbe potuto essere sempre così, d’ora in poi? Lo sperava, perché in quella piccola stanza si era sentita bene, il tempo si era fermato e lei aveva vissuto. Ma Edo non c’era più, a tutti gli effetti era scomparso, se ne sarebbe andato a Londra, e chissà se l’avrebbe mai più rivisto.

Prese un post-it, estrasse la stilografica dal portapenne, e scrisse:

 

Siamo cassieri di supermercato, che sognano di diventare astronauti.

 

Attaccò il foglietto al muro, ripose la penna, sciolse i capelli e si mise a letto, sperando di sognare.

 

Alberto Fezzi