Formulario per lasciarsi con dignità

 

Certi comportamenti femminili in fatto di amore, quei cambiamenti repentini senza motivo oppure per motivi che ai loro occhi sembrano di un’importanza incredibile e in realtà sono spesso minchiate spaventose oppure, e forse nella maggior parte delle ipotesi, non sono altro che nuovi uomini ai quali hanno solennemente deciso di concedersi, o semplicemente e candidamente si sono già concesse, sono talmente assurdi o ridicoli che non è neanche il caso di arrabbiarsi.

Tanto più quando quei comportamenti sono nascosti dietro un’apparenza di riflessione e dolore, con annesso un variegato formulario di frasi per le quali cerco di avere sempre la risposta pronta:

 

“Non puoi capire.”

Già, notoriamente sono un deficiente.

 

“Forse un giorno capirai.”

Ok, mi tengo un buchetto nel 2017.

 

"Vedrai che puoi riuscire a dimenticarmi.”

Certo che posso dimenticarti, con un po’ di impegno e un fazzoletto stretto fra i denti posso anche mozzarmi un orecchio con un coltello da cucina, ma magari non voglio dimenticarti.

 

“Spero che mi perdonerai.”

Sti cazzi.

 

“E’ stato doloroso, ma ho dovuto farlo.” 

Certo, un po' come quando fai la cacca dura.

 

“E’ un problema mio, tu non c’entri.”

E allora chi c’entra? L’idraulico? Direi che invece c’entro, dal momento che a restare solo come un castoro sifilitico sono io.

 

“Non ci sentiamo più, ma mi manchi tantissimo.” 

E allora sentiamoci, stupidotta.

 

"Posso chiamarti lo stesso anche se ci lasciamo?"

Scrivimi un fax.

 

“Ok, ti ho mollato, ma perché non mi chiami mai?”

Ma va a cagare.

 

(liberamente tratto da "Io ballo da solo (però mi guardo intorno)")

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Alberto Fezzi