I motivi per cui (non) sposarsi

L'ho rifatto di nuovo. Un nuovo libro, in uscita a dicembre, intitolato "Come vincere tutte le cause".

Sono tornato sui temi de “Il principe del foro non esiste”, ma stavolta per rivolgere l'attenzione al cittadino comune, non giurista, ed illustrare una verità tanto semplice quanto rivoluzionaria, in quest’epoca di accentuata tensione sociale: litigare non serve a niente.

Partendo dall'analisi di fattispecie tipicamente giuridiche (matrimonio, condominio, contratti, ecc.), ma giocoforza ampliando l'analisi ad aspetti più generalmente sociologici e psicologici, ho cercato di spiegare in modo pratico, senza mai rinunciare all’ironia, come sia possibile evitare le controversie e come le stesse siano, in fondo, quasi sempre del tutto inutili o addirittura controproducenti. Il risultato, alla fine, è un piccolo manuale di sopravvivenza quotidiana, per disinnescare la rabbia e allontanare le nevrosi. 

Eccovi un estratto, sul matrimonio.

 

 

Cosa dura per sempre nella vita? Niente. Te lo può confermare pure Joseph Ratzinger.

Eppure, uno dei più grandi misteri nella storia dell’umanità è il bisogno, direi quasi la necessità, che un gran numero di persone ha di legarsi per sempre a un’altra persona e, per quel che attiene all’oggetto di questo libro, legarsi proprio giuridicamente; di obbligarsi secondo diritto ad assistere moralmente e materialmente un’altra persona, a esserle fedele, a coabitarci, per sempre.

Quando poi escono statistiche impietose, come quella che qualche tempo fa diceva che nella mia provincia di Verona salta un matrimonio su due, qualcuno riesce persino a scandalizzarsi. E invece appare abbastanza ovvio che una forzatura su così larga scala non possa che portare a un risultato nefasto.

Guardiamoci negli occhi: cambi automobile ogni cinque anni, non riesci a vedere un film di tre ore perché richiede troppa concentrazione, dopo due ore in spiaggia cominci a sbuffare, eppure vuoi legarti a un’altra persona per tutta la vita? E dimmi un po’: dove le trovi, in questo caso, le motivazioni?

Eccoci, un po’ bruscamente, arrivati al punto: le motivazioni. Il modo più efficace per evitare una separazione o un divorzio, e la lite cosmica e destabilizzante che ne deriva, è analizzare sinceramente le motivazioni per cui ti sposi, amico o amica mia (finora ho utilizzato il termine “amico” in modo astratto e privo di genere, ma ora è bene specificare chiaramente che mi sto rivolgendo a entrambi i sessi).

Ti elenco quindi una serie di motivazioni che non sono sufficienti a giustificare un matrimonio:

·      pressione sociale e pressione familiare;

·      paura di restare da soli;

·      orologio biologico;

·      pragmatismo;

·      opportunismo;

·      vivere la favola;

·      comprarsi un vestito bianco.

Se ci pensi, tutte queste motivazioni hanno una risposta che non è il matrimonio, e invece è la seguente:

·      pressione sociale e pressione familiare: società e famiglia si facciano i fatti loro;

·      paura di restare da soli: impara a stare da solo;

·      orologio biologico: accetta la vita per com’è e non per come vorresti che fosse;

·      pragmatismo: costruisci un’astronave della Lego;

·      opportunismo: rapina una banca, invece del tuo partner;

·      vivere la favola: vai a Disneyland;  

·      comprarsi un vestito bianco: organizza un finto matrimonio con un celebrante vestito da Elvis.

Se le motivazioni per sposarti sono queste, avrai una vita coniugale pessima, il matrimonio fallirà e dovrai litigare. Non era meglio l’astronave della Lego, a quel punto?

E le cause di separazione, salvo il caso in cui tu sia una persona mediamente stabile (ma se ti sei sposato per uno di quei motivi difficilmente lo sarai), sono un bagno di sangue economico ed emotivo. D’altronde non c’è ragionevolezza in chi ha compiuto una scelta tanto impegnativa per motivi tanto stupidi: se finisci dentro una controversia del genere, in questo caso più che mai, cerca un accordo ed escine prima e meglio che puoi, soprattutto se sei un uomo e non vuoi passare la restante parte della tua vita a fare cinque lavori per pagare i costi di quella separazione.

Se sei un uomo e ti separi, verrai massacrato, questo ricordalo (non è una dichiarazione maschilista, magari te lo meriti pure, ma sappi che in questa tipologia di cause taluni giudici sono molto inclini a decidere da una torre d’avorio in cui ignorano che, se impongono un assegno di 800 euro a una persona che ne guadagna 2000, lo mandano praticamente a vivere sotto un ponte).

E noto che in questi casi c’è anche una motivazione personale che spinge gli ex coniugi a scannarsi, ci provano un qualche strano gusto, e quindi vanno avanti con cause che durano cinque o dieci anni, piene di acredine, rabbia, odio, indifferenza, gelo. Ovviamente così facendo peggiorano enormemente la propria qualità della vita, ma non se ne accorgono nemmeno perché sono avvolti dalla nebbia scura del rancore, dove tutte le mucche sono nere.

Del resto, se invece di fare un semplice viaggio a Disneyland ti sei sposato, il meno che ti può capitare è che, tornato da Disneyland, l’altra persona cominci a odiarti, una volta che avrà realizzato che ti troverà a occupare il suo bagno per tutta la vita. 

Alberto Fezzi