- C’è poco da scherzare, all’estero con Tinder si fa la pesca a strascico, molto più che in Italia. Vi spiego bene, se volete.
- Sentiamo la teoria… - lo invitai a proseguire, rassegnato.
- Non è teoria, è pratica. All’estero le donne sono meno ipocrite che in Italia: qual è il logo di Tinder? Una fiamma. Una app che ha come logo una fiamma a cosa dovrebbe servire? A far scattare la passione, se parliamo in modo educato. A scopare, se non parliamo in modo educato. All’estero lo sanno bene e Tinder si usa per quello. In Italia invece tante donne lo usano come fosse Facebook, non il mio Facebook ovviamente, il mio Facebook è molto meglio di Tinder, parlo di Facebook in generale. Mi fanno ridere quelle che scrivono non sono qui per sesso, sono qui per conoscere una persona seria. Su Tinder? E’ come scaricarsi la app del meteo e poi scrivere non sono qui per le previsioni del tempo, sono qui per sapere se esiste il paradiso.
- Non fa una piega, - dovetti ammettere.
Ingollò un notevole sorso di birra e proseguì in tono cattedratico: - Una volta che eviti le ipocrite, sul Tinder italiano restano le seguenti categorie - e qui cominciò a contare platealmente con le dita, come Berlusconi quella volta al Quirinale. - Uno: le donne che si iscrivono solo perché vogliono che tu poi le segua su Instagram, per aumentare i propri follower e alimentare la ridicola convinzione di essere, a loro modo, delle influencer. Due: le false magre, cioè quelle che si fotografano da angolature che sfidano le leggi della fisica pur di non mostrare le proprie rotondità, ma di solito, tra le ultime del profilo, c’è sempre una foto che le frega e capisci che hai a che fare con una ragazza a cui piace molto il pane. Tre: i trans. E alla fine, quattro: quella minima percentuale di donne, che all’estero è massima, con cui puoi scambiare due veloci parole e poi dedicarti a fare quello per cui Tinder è stato creato.
(estratto dal libro "La cura per dimenticarsi")